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Il contesto

Teano, l’antica Teanum Sidicinum, si trova alle falde del gruppo vulcanico di Roccamonfina nella provincia di Caserta. Trae il suo nome dal popolo fondatore, i Sidicini di stirpe osca, stabilitisi progressivamente fra il V ed il IV secolo a.C.. Teano in quanto punto d’incontro tra le vie Latina e Appia, costituiva all’epoca una delle principali porte di accesso all’area denominata Campania Felix. Oggi le testimonianze più visibili di quest’epoca sono raccolte nel Museo Archeologico di Teanum Sidicinum e il monumentale Teatro romano testimonia l’importanza di questo centro nell’Impero Romano. Nel 330 d.C. è stata sede vescovile per opera di San Paride e ancora oggi è sede della diocesi di Teano – Calvi. Nel VI secolo l’occupazione bizantina ne ha comportato l’ampliamento delle mura di cinta; in età longobarda è stata gastaldato e contea. Dall’anno 1000 in poi Teano ha condiviso tutte le fasi storiche che hanno segnato la storia dell’Italia meridionale. Il 26 ottobre 1860 presso Teano è avvenuto lo storico incontro tra Vittorio Emanuele II e Garibaldi, vicenda che sancisce l’Unità d’Italia. Questo comune oggi si estende nell’alto casertano per 89,43 km2 con una popolazione di 11.691 abitanti (01/01/2021 – Istat) nel territorio compreso tra la valle del fiume Savone e quella del torrente Rio Messere. Teano ha un ambiente naturale che spazia dalla collina, che sale verso il vulcano spento di Roccamonfina, con i suoi fitti boschi, i corsi d’acqua, le cascate, i castagneti, gli uliveti e i vigneti, fino alla pianura che corre verso il litorale domizio con i suoi frutteti. Parte del territorio teanese è compreso nel Parco regionale di Roccamonfina-Foce Garigliano, istituito nel 1999. L’economia in questo territorio è prevalentemente agricola e si basa in particolar modo sulla produzione di vino, olio, frutta (soprattutto mele, pesche e albicocche), nocciole e castagne. Il settore industriale, già limitato alla presenza di poche unità produttive, ora è inesistente, e la crisi, come nelle altre zone del Mezzogiorno d’Italia, causa un incremento del numero dei disoccupati e un forte fenomeno di emigrazione verso altre aree produttive.